Lo SpazioTempismo
Le necessità sociali che danno origine al Concetto SpazioTempismo
- Origini del concetto di rappresentazione - Presentazione Programmatica
Percepire il disagio sociale nel mondo globale attraverso l’Arte e lo SpazioTempismo
nei primi decenni del XXI secolo
Certamente il disagio che in questi decenni stiamo provando, non è dato dalla mancanza delle essenziali necessità di sopravvivenza fisica, ma da un disagio che ci rende insofferenti, irrequieti, insicuri.
I messaggi, le informazioni, le narrazioni che inondano la società sono frammentarie, incomplete, di parte, faziose, tendenziose e provocatorie; sono sfaccettature di una realtà vista da una sola delle più prospettive, a volte sfilacciate e diluite nel tempo.
Pertanto il mondo contemporaneo deve essere osservato attraverso più punti di vista distinti, differenti, e da più prospettive. Questo è quanto “richiede” oggi la società oramai globalizzata, dove non è chiaro cosa stia veramente succedendo a causa dei continui mutamenti in atto: guerre, rivolte, strategie, cambiamenti rapidi e spesso anche contraddittori tra di loro, che vanno a comporre una sorta di mosaico tridimensionale frammentato e in continuo mutamento.
Da questo panorama deriva la necessità di dover obbligatoriamente osservare il mondo da più prospettive, da molteplici angolazioni, così come è sempre accaduto sin dagli albori dell’umanità, quando l’essere umano si spostava da un punto all’altro per meglio vedere e “inquadrare” ciò che al momento era un pericolo per la sua vita. Il pericolo poteva essere rappresentato da una belva, un dirupo, un imprevisto o qualcosa di sconosciuto, e quelle immagini che sono tra una prospettiva e l’altra, immagini “superflue non necessarie”, inconsciamente “cancellava” dal cervello concentrandosi sulla minaccia, evitando così il pericolo e assicurare la salvezza della vita.
Quindi da sempre nel nostro cervello è presente una sorta di “App”, come avviene negli Smartphone, che elimina dal sistema occhio-corteccia cerebrale quelle immagini presenti tra una prospettiva e l’altra ma che sono sfuggenti.
In queste circostanze è la Coscienza Ragionata del “Visivo Assoluto” a renderci consapevoli di tutto, e con la conoscenza della persistenza dell’immagine nel sistema “occhio-corteccia cerebrale”, agli autori di opere d’arte possono esprimersi raffigurando l’Apparente Invisibile, cioè la sfuggente immagine non ben fissata nella memoria, rappresentabile con le dematerializzazioni e ri-materializzazioni, e anche con eventuali distruzioni totali dell’immagine, perciò assenza dell’immagine.
Dunque oggi non basta più soltanto essere coscienti di tutto ciò, occorre vedere e poter rappresentare, in arte anche le immagini dei momenti di transizione da una prospettiva all’altra, facendo emergere quelle sagome sfumate, evanescenti, che normalmente “cancellate” dalla mente, uniscono le varie prospettive che si fissano nella mente.
Questo atteggiamento mentale si ricollega alla visione multi-prospettica che necessariamente si deve avere per narrare energicamente il nostro pensiero alla società contemporanea, dove i vari filtri che la società stessa ci propina, non ci permetterebbero di cogliere il corretto significato e il valore di ciò che stiamo vivendo, se non si andasse a coglierne i valori tra una prospettiva e l’altra.
Quindi è importante vedere e mostrare l’invisibile che esiste e che stiamo vivendo ma che non vogliamo o non possiamo vedere. È proprio la rappresentazione di questa nuova visione che fa percepire con le sue dematerializzazioni, distruzioni e ri-materializzazioni, delle sagome dei soggetti rappresentati, l’essenza e la sostanza del mondo globale in cui viviamo.
Ecco dunque che l’arte ci viene incontro e ci aiuta con il nuovo concetto definito SpazioTempismo.